Il presidente ZANIN e l’assessore ZILLI alla cerimonia a Ragogna in ricordo dei Caduti della Seconda guerra mondiale
Muris di Ragogna, 27 mar –
“Vicinanza e solidarietà agli alpini, ai quali presto l’Assemblea legislativa dedicherà con una norma ad hoc una giornata celebrativa regionale, e a tutti coloro che, dopo tanti anni, si sono sentiti attratti da questo monte e dal sacrificio che da qui viene urlato alle famiglie non solo del nostro Friuli, della nostra amata Patria, ma del mondo intero. Siamo a ricordare una tragedia che, per numeri, mi ha ricordato quella del terremoto del ’76”.
All’appuntamento, a Monte di Muris di Ragogna, per ricordare il naufragio della nave Galilea, lì dove il monumento ai caduti guarda alla chiesetta alpina Julia e domina sulla pianura udinese, c’era anche il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin. E con lui, l’assessore regionale Barbara Zilli e la
consigliera regionale Mariagrazia Santoro.
“Da questo angolo del Friuli si scrive ancora la storia, nel ricordo dei poveri martiri della guerra, nella commozione del popolo friulano che ha sempre saputo rievocare con grande vigore gli anniversari di questa strage. Ma si scrive anche nell’emozione che viviamo in questo momento di grande fragilità internazionale che pone tanti interrogativi, dentro di noi e sui tavoli di chi ha la responsabilità di prendere decisioni”.
Ha esordito così l’assessore regionale alle Finanze, Barbara Zilli, nel suo intervento in rappresentanza del governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga alla cerimonia in occasione dell’ottantesimo anniversario della strage a seguito dell’affondamento del piroscafo Galilea. L’evento commemorativo
si è tenuto a Muris di Ragogna nei pressi del monumento ai caduti sul fronte greco albanese. Del monumento, che riporta i nomi dei tanti alpini del Gemona e le lapidi dei bersaglieri del 2° Reggimento e del I e XXI Battaglione Carabinieri, quest’anno si celebra anche il 50mo dall’inaugurazione.
Era la notte del 28 marzo 1942 quando un siluro inglese colpì il Galilea sul lato destro, verso prua, al largo dell’isola greca di Antipaxos nel Mar Ionio. Era salpato da Patrasso in direzione Bari la mattina, ma nel porto del capoluogo pugliese non ci arrivò mai: dopo sei ore, infatti, l’ex lussuoso piroscafo civile
della triestina Adriatica Società Anonima di Navigazione, si inabissava. Aveva a bordo 1.335 persone, più del doppio rispetto alla capienza consigliata, per la maggior parte alpini del battaglione Gemona, alcuni ospedali da campo della Divisione Julia, ma anche bersaglieri, carabinieri, numerosi militari in licenza, oltre a un centinaio di marinai e una sessantina di prigionieri, tra greci e italiani. Furono solo 279 i superstiti, 205 gli alpini.
“Sono qui – ha affermato Zilli, ringraziando i rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni, delle Forze dell’ordine – per esprimere la gratitudine per questo grande senso di appartenenza alla grande storia e per la voglia di coglierne gli insegnamenti per consegnare al futuro, ai nostri ragazzi, ciò che non deve più accadere; per consegnare un monito e il valore che gli alpini rappresentano in questa terra: solidarietà, ed è quella che stiamo offrendo oggi ai profughi della guerra in Ucraina, e rispetto per la Patria e i valori che condividiamo. È questo – ha concluso l’assessore – il senso più profondo che vorrei trasmettere in una giornata così ricca di emozione: l’appartenere ad una comunità che ha valori e che li incarna nell’impegno, nella solidarietà, nel rispetto per il prossimo”.
A Muris il generale Fabio Maioli, comandante della Brigata alpina Julia, ha ricordato che dei 991 soldati che persero la vita in quel frangente 651 erano alpini, e dei 279 superstiti 205 le penne nere.
“Giovani che affrontavano quel viaggio con apprensione, ma che si sentivano parte di un ideale, di un dovere, dell’accoglimento di un servizio”, ha detto ancora Zanin ai tanti presenti, sottolineando come, per quel servizio, persero la vita. “Ecco che dobbiamo ricordare ciò che hanno saputo affrontare in termini di
obbedienza, di sacrificio, di valore. In un mondo disorientato come quello che la pandemia ci ha lasciato e che la guerra in Ucraina sta continuando a confondere, dobbiamo capire come mai dopo tanti anni ci sia ancora qualcuno che immagina di sopraffare il proprio vicino per questioni di potere, economiche, di
guadagnare un metro di terra bagnato del sangue di civili spesso inermi”.
“Qui non siamo con lo sguardo rivolto al passato. Questi morti ci dicono di far sì che i valori per cui hanno dato la vita diventino i valori di tutti noi – ha rimarcato Zanin -, a cominciare dai bambini in cui risiede la speranza. Commemorare non significa nulla se quell’insegnamento non entra in ciascuno di noi. Ed è responsabilità delle istituzioni assicurare che queste commemorazioni abbiano la pulizia etica e morale dei soldati che si sono sacrificati per la Patria. A noi sta la responsabilità di affermarlo e ai giovani di difenderlo per il futuro”.
La giornata commemorativa di Muris ha visto la Fanfara della Brigata alpina Julia intonare “Speroni e sciabole” e poi con “Fanteria”, assieme al picchetto d’onore, ha dato il giusto riconoscimento al labaro dell’Associazione nazionale alpini e al gonfalone della città di Udine, decorato di medaglia d’oro al
valor militare. A seguire, l’alzabandiera, le allocuzioni di autorità civili e militari, la santa messa celebrata dal cappellano don Albino D’Orlando, a cui ha fatto da cornice il coro Amici della montagna diretto da Cristina Narduzzi. Alla fine, gli Onori ai Caduti con la deposizione delle corone. In prima fila, ad ascoltare la preghiera del naufrago dedicata agli alpini del Gemona, anche Paola Dal Din, medaglia d’oro al valor
militare.
Alma Concin, sindaca di Ragogna, ha rammentato che con l’80esimo dall’affondamento si celebra anche il 50esimo dall’inaugurazione del monumento in cui sono incisi tutti i nomi dei naufraghi di quella tremenda notte. Agli alpini ha detto: “Siete esempio per tutti, in Italia e nel mondo; grazie”.
Emozionato e sentito l’intervento del presidente nazionale dell’Ana, Sebastiano Favero, e parimenti quello dell’assessore Zilli che ha portato i saluti del presidente della Regione. “Da questo angolo di Friuli si scrive ancora la storia e lo si fa nell’emozione che viviamo in questo momento di grande fragilità internazionale”, ha detto ringraziando tutti “per il grande senso di appartenenza alla nostra storia, per la voglia di coglierne gli insegnamenti e consegnare ai ragazzi ciò che non deve più accadere”.
ACON/RCM
ARC/EP/pph
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